Cassazione, condanna a 15 mesi
per "mano morta" in autobus
ROMA - In autobus aveva palpeggiato ripetutamente la coscia della sua vicina di posto: per questo dovrà scontare una pena a un anno, tre mesi e 15 giorni di reclusione per violenza sessuale. A stabilirlo è stata la Cassazione, che ha confermato la sentenza della Corte d'Appello di Palermo.
La Suprema Corte ricorda che perché si possa configurare il reato "la violenza richiesta non è soltanto quella che pone il soggetto passivo nell'impossibilità di opporre tutta la resistenza voluta, tanto da realizzare un vero e proprio costringimento fisico, ma anche quella che si manifesta nel compimento insidiosamente rapido dell'azione criminosa, così venendosi a superare la contraria volontà del soggetto passivo".
Infatti l'uomo condannato, Andrea V., 57 anni, di Trapani, era finito sotto processo per avere commesso, sulla corriera Palermo-Trapani, una "pluralità di atti sessuali", palpeggiando insistentemente la coscia della donna, che aveva avuto un'immediata reazione, allontanandosi dal posto occupato e chiamando il fratello al telefono per raccontargli quanto era accaduto.
All'arrivo del pullman il fratello della ragazza aveva rimproverato vivacemente Andrea V., ottenendo da questi la promessa che il fatto non si sarebbe ripetuto. La denuncia della donna è comunque scattata e la Suprema Corte oggi ha confermato la condanna, rigettando la richiesta d'annullamento per via della mancata reazione 'plateale' della vittima.
Cosa ne pensate?
per "mano morta" in autobus
ROMA - In autobus aveva palpeggiato ripetutamente la coscia della sua vicina di posto: per questo dovrà scontare una pena a un anno, tre mesi e 15 giorni di reclusione per violenza sessuale. A stabilirlo è stata la Cassazione, che ha confermato la sentenza della Corte d'Appello di Palermo.
La Suprema Corte ricorda che perché si possa configurare il reato "la violenza richiesta non è soltanto quella che pone il soggetto passivo nell'impossibilità di opporre tutta la resistenza voluta, tanto da realizzare un vero e proprio costringimento fisico, ma anche quella che si manifesta nel compimento insidiosamente rapido dell'azione criminosa, così venendosi a superare la contraria volontà del soggetto passivo".
Infatti l'uomo condannato, Andrea V., 57 anni, di Trapani, era finito sotto processo per avere commesso, sulla corriera Palermo-Trapani, una "pluralità di atti sessuali", palpeggiando insistentemente la coscia della donna, che aveva avuto un'immediata reazione, allontanandosi dal posto occupato e chiamando il fratello al telefono per raccontargli quanto era accaduto.
All'arrivo del pullman il fratello della ragazza aveva rimproverato vivacemente Andrea V., ottenendo da questi la promessa che il fatto non si sarebbe ripetuto. La denuncia della donna è comunque scattata e la Suprema Corte oggi ha confermato la condanna, rigettando la richiesta d'annullamento per via della mancata reazione 'plateale' della vittima.
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