Da una parte quelli che sostengono il valore storico e culturale della manifestazione. Dall'altra quelli che sostengono che sia soltanto uno spettacolo crudele e insensato.
Stando alle tracce storiche, la tauromachia è una tradizione presente nel bacino mediterraneo già nel secondo millenio a.C. Secondo gli amanti di questa pratica, si tratta di un evento socio-culturale e artistico di grande importanza. Ancora oggi in Spagna è possibile assistere alla corrida, per alcuni uno spettacolo per altri un crudele massacro.
Da quando il toro entra nell'arena, fino al momento della sua morte, lasso di temo denominato "lidia" (combattimento), sia l'ordine di intervento dei toreri in ogni singola fase della corrida che il loro rispettivo compito vengono predefiniti dalle "regole dell'arte", gelosamente custodite dagli addetti ai lavori. Il combattimento si suddivide in tre fasi denominate "tercios". Nelle prime due i toreri eseguono figure artistiche ("suertes"), aizzano il toro con il "capote" (drappo di grandi dimensioni, di color rosso sun lato e generalmente giallo sull'altro), si colpisce il medesimo da cavallo utilizzando la picca e si infliggono "banderillas" in vistosi faccia a faccia tra toro e torero a corpo scoperto. I toreri sono tenuti a indossare sempre il copricapo tradizionale denominato "montera" sebbene prima di dare avvio alla terza e ultima fase il maestro dovrà toglierselo per chiedere il via libera all'autorità che presiede la festa a proseguire il combattimento fino alla morte del toro. A partire da questo momento si avvarrà soltanto della "muleta", drappo rosso considerevolmente più piccolo del "capote".
Gli animalisti, però, non ci stanno. Sotto i drappi e l'abbigliamento folkloristico dei toreri, dietro lo show e la sceneggiata, si nasconde un vero e proprio massacro. Andare ad assistere alla corrida, dicono, significa celebrare la morte lenta e dolorosa di un animale. Per il macabro gusto di vederlo mentre lotta per la vita.
TU DA CHE PARTE STAI?
Stando alle tracce storiche, la tauromachia è una tradizione presente nel bacino mediterraneo già nel secondo millenio a.C. Secondo gli amanti di questa pratica, si tratta di un evento socio-culturale e artistico di grande importanza. Ancora oggi in Spagna è possibile assistere alla corrida, per alcuni uno spettacolo per altri un crudele massacro.
Da quando il toro entra nell'arena, fino al momento della sua morte, lasso di temo denominato "lidia" (combattimento), sia l'ordine di intervento dei toreri in ogni singola fase della corrida che il loro rispettivo compito vengono predefiniti dalle "regole dell'arte", gelosamente custodite dagli addetti ai lavori. Il combattimento si suddivide in tre fasi denominate "tercios". Nelle prime due i toreri eseguono figure artistiche ("suertes"), aizzano il toro con il "capote" (drappo di grandi dimensioni, di color rosso sun lato e generalmente giallo sull'altro), si colpisce il medesimo da cavallo utilizzando la picca e si infliggono "banderillas" in vistosi faccia a faccia tra toro e torero a corpo scoperto. I toreri sono tenuti a indossare sempre il copricapo tradizionale denominato "montera" sebbene prima di dare avvio alla terza e ultima fase il maestro dovrà toglierselo per chiedere il via libera all'autorità che presiede la festa a proseguire il combattimento fino alla morte del toro. A partire da questo momento si avvarrà soltanto della "muleta", drappo rosso considerevolmente più piccolo del "capote".
Gli animalisti, però, non ci stanno. Sotto i drappi e l'abbigliamento folkloristico dei toreri, dietro lo show e la sceneggiata, si nasconde un vero e proprio massacro. Andare ad assistere alla corrida, dicono, significa celebrare la morte lenta e dolorosa di un animale. Per il macabro gusto di vederlo mentre lotta per la vita.
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