Ogni anno in Italia si verificano oltre 30mila nuovi casi. Allattare è in parte protettivo, e l'autopalpazione è importante. Ma non basta: è necessario fare con regolarità esami e visite di controllo. Intervista alla senologa Giovanna Gatti
Ogni anno in Italia più di 30mila donne si ammalano di tumore al seno. Salvaguardarsi è possibile. Come? Facendo regolarmente visite ed esami di controllo. Perché ci si ammala, ma si guarisce e lo si fa più facilmente se la malattia è diagnosticata nella fase iniziale, come ci spiega in questa intervista la dottoressa Giovanna Gatti, senologa, ricercatrice e presidente di Europa Donna.
Quanti nuovi casi contano all’anno in Italia?
I nuovi casi sono più o meno 37mila. Tenga conto che sono numeri che subiscono delle variazioni, ma sono comunque più di 30mila l’anno.
Qual è la fascia d’età a rischio?
Non esiste una fascia di età a rischio, e questo ci tengo a sottolinearlo. Tutte le donne sono a rischio. Diciamo che in media, a partire più o meno dai 30 anni, progressivamente il rischio aumenta. Sappiamo che diventa più alto nella menopausa ma in verità c’è un numero consistente di casi che si verifica tra i 30 e i 50 anni.
Avere casi in famiglia rappresenta un segnale d’allarme?
In media no. I casi di tumore della mammella di origine genetica, cioè realmente familiare, sono il 5% del totale. Tutto il resto è tumore che non ha una grossa relazione con la familiarità. Quindi tutte le donne devono controllarsi.
Allattare aiuta?
È vero che l’allattamento è molto importante, perché favorisce il ricambio delle cellule dei dotti della mammella. Quindi è positivo per il seno. Consideriamo l’allattamento in parte protettivo. Ma aggiungo che l'assenza di fattori di rischio non deve autorizzare le donne a evitare i controlli. Perché, ricordiamo, il 70% dei casi di tumore si verifica in donne che non presentano fattori di rischio.
Quando è il caso di cominciare a fare la mammografia?La mammografia è consigliata dai 40 anni in poi. Gli screening in media le indicano dai 50 per ragioni organizzative. In Italia alcuni chiamano dai 45. Diversa è la questione di quando iniziare a fare la mammografia. Ogni donna, indipendentemente dallo screening, dovrebbe iniziare a fare la mammografia dai 40 anni, ogni due anni.
Che legame c’è tra stadio del tumore e possibilità di guarigione?Quando il tumore quando è molto piccolo, di dimensioni inferiori a un centimetro, in genere non ha dato interessamento dei linfonodi e dei vasi sanguigni. Nello stadio iniziale è talmente piccolo da non essere addirittura palpabile, e quindi può essere diagnosticato solo con la mammografia e la radiografia. Curare un tumore del genere significa nella grande maggioranza dei casi curarlo definitivamente. Con l’aumento delle dimensioni del tumore aumentano le possibilità che le cellule tumorali siano andate nei linfonodi e dei vasi sanguigni, quindi aumenta la probabilità che il tumore sia un po’ meno curabile, anche se con le moderne terapie uno stadio di tumore avanzato non necessariamente non guarisce. Solo è più complicato.
In quale percentuali si sconfigge?
Il tumore in fase iniziale, piccolo, guarisce in più del 90% dei casi. Ma va fatta una distinzione per stadio di malattia e sui singoli casi, perché i tumori hanno una loro aggressività biologica tipica, hanno caratteristiche che devono essere tenute in considerazione. Globalmente possiamo dire che il tumore alla mammella ha un tasso di guarigione più elevato rispetto ad altri.
Si consiglia di fare una visita senologica all'anno, ma non è una prassi diffusaPurtroppo no. In verità la visita senologica non dovrebbe essere solo il momento in cui una donna si fa visitare il seno, ma anche il momento in cui si fanno controllare da uno specialista gli esami fatti. Le nostre indicazioni come Europa Donna e come senologi, sono di ripetere gli esami, sempre in base all’età, una volta all’anno, mammografia o ecografia.
L’autopalpazione è importante? Come farla nella maniera corretta?Il medico di medicina generale ha tutte le conoscenze e gli strumenti per spiegare come fare l’autopalpazione. Si fa sia in piedi che sdraiate, possibilmente davanti allo specchio, con un movimento delicato e parzialmente rotatorio della mano. Con la mano destra si controlla il seno sinistro e viceversa. Ma siccome si tratta di un'auto-visita, che va fatta evitando ansia e stress, è più utile ricevere una spiegazione da qualcuno, e cioè dal medico di medicina generale. Detto ciò, visto che i tumori che hanno maggiore possibilità di guarigione sono quelli non palpabili, risulta evidente che da sola l’autopalpazione non basta.
Uno stile di vita sano aiuta?
Non dico che l’alimentazione non ha nessunissima influenza, ma è tutta questione di percentuale. I fattori di rischio contano per il 30%. È evidente che una vita sana, un’alimentazione secondo i dettami di tutte le associazioni anticancro, ovvero mangiare tanta frutta e verdura, pochissimi grassi e pochissima carne, aiuta comunque. Si è visto che fare attività fisica regolare, almeno tre volte a settimana, riduce un pochino il rischio di alcuni tumori, tra i quali anche quello alla mammella. Ma tutto questo, se pure utilissimo, non serve a evitare i tumori. Parliamo in questo caso di prevenzione secondaria, perché non esistono procedure che direttamente facciano diminuire il tumore. Per altri tumori, come quello al polmone, esiste invece la prevenzione primaria, perché non fumando si diminuisce il rischio di ammalarsi. Europa Donna, che io presiedo, appoggia in l'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. È necessario che Airc abbia l’appoggio di tutti perché si tratta di uno dei maggiori finanziatore della ricerca oncologica in Italia.
Alessandra Del Re
Ogni anno in Italia più di 30mila donne si ammalano di tumore al seno. Salvaguardarsi è possibile. Come? Facendo regolarmente visite ed esami di controllo. Perché ci si ammala, ma si guarisce e lo si fa più facilmente se la malattia è diagnosticata nella fase iniziale, come ci spiega in questa intervista la dottoressa Giovanna Gatti, senologa, ricercatrice e presidente di Europa Donna.
Quanti nuovi casi contano all’anno in Italia?
I nuovi casi sono più o meno 37mila. Tenga conto che sono numeri che subiscono delle variazioni, ma sono comunque più di 30mila l’anno.
Qual è la fascia d’età a rischio?
Non esiste una fascia di età a rischio, e questo ci tengo a sottolinearlo. Tutte le donne sono a rischio. Diciamo che in media, a partire più o meno dai 30 anni, progressivamente il rischio aumenta. Sappiamo che diventa più alto nella menopausa ma in verità c’è un numero consistente di casi che si verifica tra i 30 e i 50 anni.
Avere casi in famiglia rappresenta un segnale d’allarme?
In media no. I casi di tumore della mammella di origine genetica, cioè realmente familiare, sono il 5% del totale. Tutto il resto è tumore che non ha una grossa relazione con la familiarità. Quindi tutte le donne devono controllarsi.
Allattare aiuta?
È vero che l’allattamento è molto importante, perché favorisce il ricambio delle cellule dei dotti della mammella. Quindi è positivo per il seno. Consideriamo l’allattamento in parte protettivo. Ma aggiungo che l'assenza di fattori di rischio non deve autorizzare le donne a evitare i controlli. Perché, ricordiamo, il 70% dei casi di tumore si verifica in donne che non presentano fattori di rischio.
Quando è il caso di cominciare a fare la mammografia?La mammografia è consigliata dai 40 anni in poi. Gli screening in media le indicano dai 50 per ragioni organizzative. In Italia alcuni chiamano dai 45. Diversa è la questione di quando iniziare a fare la mammografia. Ogni donna, indipendentemente dallo screening, dovrebbe iniziare a fare la mammografia dai 40 anni, ogni due anni.
Che legame c’è tra stadio del tumore e possibilità di guarigione?Quando il tumore quando è molto piccolo, di dimensioni inferiori a un centimetro, in genere non ha dato interessamento dei linfonodi e dei vasi sanguigni. Nello stadio iniziale è talmente piccolo da non essere addirittura palpabile, e quindi può essere diagnosticato solo con la mammografia e la radiografia. Curare un tumore del genere significa nella grande maggioranza dei casi curarlo definitivamente. Con l’aumento delle dimensioni del tumore aumentano le possibilità che le cellule tumorali siano andate nei linfonodi e dei vasi sanguigni, quindi aumenta la probabilità che il tumore sia un po’ meno curabile, anche se con le moderne terapie uno stadio di tumore avanzato non necessariamente non guarisce. Solo è più complicato.
In quale percentuali si sconfigge?
Il tumore in fase iniziale, piccolo, guarisce in più del 90% dei casi. Ma va fatta una distinzione per stadio di malattia e sui singoli casi, perché i tumori hanno una loro aggressività biologica tipica, hanno caratteristiche che devono essere tenute in considerazione. Globalmente possiamo dire che il tumore alla mammella ha un tasso di guarigione più elevato rispetto ad altri.
Si consiglia di fare una visita senologica all'anno, ma non è una prassi diffusaPurtroppo no. In verità la visita senologica non dovrebbe essere solo il momento in cui una donna si fa visitare il seno, ma anche il momento in cui si fanno controllare da uno specialista gli esami fatti. Le nostre indicazioni come Europa Donna e come senologi, sono di ripetere gli esami, sempre in base all’età, una volta all’anno, mammografia o ecografia.
L’autopalpazione è importante? Come farla nella maniera corretta?Il medico di medicina generale ha tutte le conoscenze e gli strumenti per spiegare come fare l’autopalpazione. Si fa sia in piedi che sdraiate, possibilmente davanti allo specchio, con un movimento delicato e parzialmente rotatorio della mano. Con la mano destra si controlla il seno sinistro e viceversa. Ma siccome si tratta di un'auto-visita, che va fatta evitando ansia e stress, è più utile ricevere una spiegazione da qualcuno, e cioè dal medico di medicina generale. Detto ciò, visto che i tumori che hanno maggiore possibilità di guarigione sono quelli non palpabili, risulta evidente che da sola l’autopalpazione non basta.
Uno stile di vita sano aiuta?
Non dico che l’alimentazione non ha nessunissima influenza, ma è tutta questione di percentuale. I fattori di rischio contano per il 30%. È evidente che una vita sana, un’alimentazione secondo i dettami di tutte le associazioni anticancro, ovvero mangiare tanta frutta e verdura, pochissimi grassi e pochissima carne, aiuta comunque. Si è visto che fare attività fisica regolare, almeno tre volte a settimana, riduce un pochino il rischio di alcuni tumori, tra i quali anche quello alla mammella. Ma tutto questo, se pure utilissimo, non serve a evitare i tumori. Parliamo in questo caso di prevenzione secondaria, perché non esistono procedure che direttamente facciano diminuire il tumore. Per altri tumori, come quello al polmone, esiste invece la prevenzione primaria, perché non fumando si diminuisce il rischio di ammalarsi. Europa Donna, che io presiedo, appoggia in l'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. È necessario che Airc abbia l’appoggio di tutti perché si tratta di uno dei maggiori finanziatore della ricerca oncologica in Italia.
Alessandra Del Re